Gustavo Rol – Testamento spirituale
«Ogni cosa ha il proprio spirito le cui caratteristiche stanno in rapporto alla funzione della cosa stessa.
Quello dell’uomo però è uno “spirito intelligente” perché l’uomo sovrasta ed è in grado, per quanto lo riguarda, di regolare, se non di dominare, gli istinti che sospingono incessantemente tutto ciò che esiste e si forma.
Questa prerogativa dell’uomo è sublime e tale la riconosce nel preciso istante che egli la percepisce.
Ho definito coscienza sublime ogni impegno volto a raggiungere, sia pure attraverso la materia, dimensioni fuori della consuetudine.
Ammesso che la genialità faccia ancor parte dell’istinto, i prodotti della genialità appartengono invece a quella libertà di creare che è prerogativa dello spirito intelligente dell’uomo, quindi ben oltre l’istinto stesso.
Questa considerazione sarebbe sufficiente a comprendere l’esistenza dell’anima la quale si identifica poi in quell’armonia universale alla quale contribuisce e partecipa.
Quando mi venne chiesto d’esprimere il mio pensiero a proposito della medianità e dello spiritismo non ho esitato a rispondere che ogni individuo possiede un certo potenziale di medianità.
Sul significato di questa parola però ho posto delle riserve di ordine etico e biologico. Per quanto riguarda lo spiritismo, invece, mi trovai in esso in perfetta collisione e collusione e ciò proprio a causa dello “spirito intelligente”.
Con l’arresto di ogni attività fisica – la morte del corpo – l’anima si libera ma non interrompe la propria attività. Lo spirito intelligente , invece, rimane in essere e, forse, anche operante.
Di questo ne ho le prove e ne ho fornite a conforto di tanta gente che non sapeva rassegnarsi alla perdita di persone care. Ho detto “forse” perché in tale materia la prudenza è di rigore.
Il fatto di rimanere in essere ci richiama al motivo e quindi alla funzione di ogni cosa esistente in perenne sollecitazione e travaglio, proprio come si addice al moto creativo che non saprebbe estinguersi e nel quale ogni cosa concorre armonicamente anche nelle mutazioni più varie, Dio essendo eterno ed inconsumabile nelle sue più prevedibili manifestazioni e sembianze.
Si fa gran caso dei miei esperimenti e li si vuole collocare tra i fenomeni dei quali si occupano tanti insigni studiosi di metapsichica e di parapsicologia. Si vorrebbe scoprire il meccanismo: che io fornissi alla scienza sufficienti elementi per vagliarli, classificarli e forse riprodurli senza la mia partecipazione. Delusi o convinti che non v’è manipolazione, si attende da me la rivelazione di formule, di procedimenti e di conoscenze che proprio non posseggo.
Sono segreti, questi, che non è dato di tramandare appunto perché segreti non lo sono affatto.
Si possono invece intuire, proprio come è successo a me e ad altri. Questa forma di rivelazione è profonda ed altissima, tale appunto da escludere, per la sua natura, qualsiasi speculazione metafisica.
È fatale che la quasi totalità delle prerogative umane, a livello però del solo istinto, convoglino il desiderio dell’uomo a considerare lo stato di necessità della propria esistenza; di qui la peculiarità degli intenti volta a favorire l’ambizione, l’orgoglio, la potenza e la crudeltà.
È tacito come una severa rinuncia a questi fattori negativi comporti se non la visione l’intuizione almeno di quelle alte sollecitazioni alle quali il pensiero si ispira per comprendere l’infinito e così vincere il terrore della morte. La vita terrena è troppo breve per creare e rinunciare poi subito a ciò che si è creato».
da Remo Lugli, Rol. Una vita di Prodigi, Mediterranee, 1995