Dal punto di vista prettamente umano è utile riflettere, grazie anche alla scienza, su come eravamo nel ventre materno: già nei primi mesi eravamo formati, avevamo gli arti e gli organi di senso. Se per assurdo avessimo avuto l’intelligenza che abbiamo ora, ci saremmo chiesti a cosa servivano le braccia e le gambe se nuotavamo nel liquido amniotico. E così per la bocca, visto che eravamo nutriti tramite il cordone ombelicale. Probabilmente ci saremmo chiesti a cosa servivano gli occhi e le orecchie ecc.
Poi siamo venuti alla luce, ci è stato staccato il cordone ombelicale e gradualmente abbiamo preso coscienza che fuori del ventre materno ci aspettava un mondo inimmaginabile. Similmente, ora viviamo in una dimensione paragonabile, per assurdo, ad un enorme “utero” spazio-temporale dal quale dovremmo uscire prima o poi, come in una seconda rinascita, per entrare in una dimensione qualitativamente superiore ed eterna.
Difatti ci chiediamo il perché di questa insoddisfazione di fondo e questo desiderio di eternità e di amore da dove vengono?
Deduciamo, allora, che non siamo stati fatti per questa dimensione terrena, ma per i Cieli.
Per poter intuire qualcosa sull’aldilà bisogna chiedere sempre l’aiuto dello Spirito Santo in un clima di profonda preghiera. È importante meditare le Sacre Scritture, conoscere la Tradizione cristiana, il Catechismo della Chiesa cattolica e quello che ci hanno detto i Santi sulle loro esperienze mistiche.
Nei Vangeli si evince qualcosa nelle parabole di Gesù e meditando su Lui stesso da risorto, perché saremo simili a Lui, uomo e Dio, nel corpo trasfigurato e nell’anima immortale.