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25 aprile Festa nazionale della Liberazione. Da allora…Liberi di Pensare di Parlare e di Comunicare

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25 aprile Festa nazionale della Liberazione. Liberazione da cosa? dall’occupazione nazifascista dell’Italia del nord , liberazione dalla guerra (in realtà ufficialmente  finita l’8 settembre 1943). La festa fu istituita il 22 aprile 1946, quando Umberto II, su proposta del presidente del Consiglio, il democristiano Alcide De Gasperi, promulgò un decreto luogotenenziale, col quale dichiarò il 25 aprile 1946 festa nazionale a «celebrazione della totale liberazione del territorio italiano». De Gasperi era a capo di un governo di coalizione con tutti i partiti antifascisti, e la sua proposta era stata sollecitata dal comunista Giorgio Amendola, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Fu indicato  il 25 aprile perché quel giorno le truppe tedesche iniziarono ad abbandonare il territorio italiano e l’esercito fascista di Salò si sciolse sotto l’azione  partigiana di liberazione delle città.

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Diventò poi festa nazionale , celebrata ogni anno con manifestazioni popolari. Da allora in poi, sempre vi furono polemiche tra i vari partiti, non riuscendo a riunificare le varie resistenze, tutte ugualmente importanti. Ma l’aspetto veramente tralasciato se non dimenticato è che a partire da quel 25 aprile (giorno assunto come indicativo)  in Italia torna la libertà di comunicazione.

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Non solo la libertà di stampa, badate, ma la libertà di comunicazione. Sottile distinzione  intellettuale? No no, molto reale. Per spiegarmi, il regime fascista come tutti i regimi totalitari fece ampio uso dei mezzi di comunicazione, per indottrinare convincere e plagiare i cittadini considerati sudditi. Ma  fu comunicazione a senso unico.

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Non era  considerata né accettata la risposta. Oggi possiamo pensare ed esprimere il nostro proprio pensiero, accettando che vi sia risposta e dialogo. Sui mezzi di comunicazione, i mass-media, e in famiglia, o al bar. Abbiamo questa grande libertà. La comunicazione ha storia antica. Il primo esempio è il dialogo che si svolge nel Paradiso terrestre tra DIO ed Adamo, colpevole di aver mangiato il frutto vietato, che finisce con il famoso anatema: “Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte”.

Simbolico ma il lavoro è reale. Poi la crisi della comunicazione dovuta alla costruzione della torre di  Babele, a seguito della confusione delle lingue.  Che c’è anche oggi, ma ci stiamo avviando lentamente verso la lingua unica, alla comunicazione completa,   di cui abbiamo bisogno: significa essere in contatto, ascoltare e rispondere adeguatamente. Significa condividere, nel bene e nel male. Si può affermare che la comunicazione è il valore più essenziale come esseri umani sociali. Oggetto di studi e di approfondimenti, sulle tecniche di comunicazione per es, con tanto di regole e indicazioni per una comunicazione efficace in ogni circostanza, liberamente espressa. Dice Papa Francesco: ““La comunicazione è, in definitiva,  una conquista più umana che tecnologica”.

E questa nuova fase  nasce da quella giornata del 25 aprile, in cui si decise di iniziare il processo che avrebbe portato al referendum tra monarchia e repubblica, alla proclamazione della Repubblica Italiana, alla Costituente ed alla Costituzione italiana. “Art. 15-La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

Dice ancora Papa Francesco : ““La qualità etica della comunicazione è frutto di coscienze attente, non superficiali, sempre rispettose delle persone, sia di quelle che sono oggetto di informazione, sia dei destinatari del messaggio.” Ma questo rientra nella sfera della coscienza individuale. Anche quando ci si dimentica della sua esistenza, la coscienza comunica con noi. Troppo spesso non è ascoltata .

Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. E’ il tentativo di esprimere le verità che solo si intuiscono e le fa trovare a noi e agli altri….” (Pensiero di don Lorenzo Milani) .Possiamo farlo.

Di Giuseppe Valesio (Giornalista e Scrittore)

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