Michela Murgia, scrittrice 50enne, ha rivelato in un’intervista al Corriere della Sera di avere un “carcinoma renale al quarto stadio” e le restano solo pochi mesi di vita. “Non puoi tornare indietro dalla fase quattro”, spiega, “le metastasi sono già nei polmoni, nelle ossa e nel cervello”. Sfortunatamente, ha trascurato i controlli a causa del COVID, portando a una diagnosi ritardata.
Attualmente Michela si sta sottoponendo a un trattamento immunoterapico con biofarmaci. L’obiettivo di questo trattamento non è eliminare la malattia ma stimolare la risposta del sistema immunitario ad essa. “È troppo tardi per debellare il cancro”, ammette, “ma è possibile guadagnare un po’ di tempo. Forse molti mesi”. Nonostante la difficile situazione, Michela è calma e riflessiva. “Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in un’intera vita. Cose che non avrei mai potuto immaginare. Ho ricordi preziosi.”
Ha avuto il tempo di prepararsi all’inevitabile, scrivendo un alfabeto di addio e progettando un percorso collettivo. «Molti dicono di voler morire improvvisamente, nel sonno, senza rendersene conto. Ora capisco perché mia nonna mi faceva recitare una preghiera contro la morte improvvisa quando ero piccola», riflette. “Non puoi cancellare il dolore, ma puoi gestire il trauma. Hai bisogno di tempo per abituare te stesso e le persone a te vicine all’idea della tua scomparsa. E tempo di pensare a come dire addio ai tuoi cari e come ti farebbe piacere che ti salutassero. Non sono sola. Ho dieci persone. La mia strana famiglia.”
Michela descrive la sua famiglia come un gruppo non convenzionale dove le relazioni sono più importanti dei ruoli tradizionali. Ha comprato una casa con dieci letti dove possiamo stare tutti insieme. Nonostante la sua malattia, Michela vive ancora la vita al massimo. “Ho fatto tutto quello che volevo, e ora mi sposo.” Sta per sposare un uomo, ma aggiunge che avrebbe potuto essere una donna. “Non abbiamo mai messo in discussione il genere quando ci prendiamo cura l’uno dell’altro”. La sua unica paura è “non essere presente per me stessa. Chi mi ama sa cosa fare”. È sempre stata vicina al movimento radicale, tra cui Marco Cappato.