Per la cura del fuoco di Sant’Antonio è indispensabile ricorrere ai farmaci. Già, ma quali? La terapia farmacologica richiesta deve essere sistemica e antivirale. Quel che più conta, però, è che per poter risultare efficace la cura va cominciata al massimo entro 3 giorni dal rush cutaneo, che corrisponde alla manifestazione dei prodromi iniziali; dopodiché si deve continuare per una settimana o una decina di giorni, in base alla tipologia di terapia per cui si decide di optare.
Una terapia farmacologica da somministrare per via parenterale è da preferire per le persone immunocompromesse, in modo da prevenire l’eventualità di un’estensione dell’infezione che potrebbe avere serie conseguenze.
La scelta del farmaco
Non spetta certo al paziente decidere quale farmaco utilizzare per la cura del fuoco di Sant’Antonio, in quanto deve essere sempre il medico curante a fornire le indicazioni più appropriate in merito. Sia il principio attivo che la posologia, infatti, devono essere valutati di caso in caso in base alle caratteristiche e alle necessità del paziente, al suo stato di salute, al livello di gravità della malattia e al modo in cui il suo organismo risponde alla cura.
Il valaciclovir e gli altri farmaci antivirali
Il valaciclovir è uno dei farmaci antivirali che vengono utilizzati più di frequente per il trattamento del fuoco di Sant’Antonio, insieme con il famciclovir. Entrambi hanno messo in evidenza una biodisponibilità superiore rispetto a quella garantita dall’aciclovir – un’altra delle opzioni che possono essere prese in considerazione – nel caso in cui siano somministrati per via orale. Questa è la ragione per la quale è consigliabile scegliere uno di questi due farmaci se se ne presenta l’opportunità.
Il trattamento dei sintomi
Mentre il ricorso ai farmaci antivirali serve per contrastare il virus vero e proprio, può essere utile conoscere anche i rimedi più efficaci rispetto al trattamento dei sintomi, e in particolare per attenuare la sensazione di dolore che può essere innescata dalla comparsa del fuoco di Sant’Antonio.
A tale scopo, vale la pena di mettere alla prova degli impacchi umidi, anche se non è detto che essi siano sempre sufficienti per tollerare il dolore. Ecco, allora, che quando tali rimedi non garantiscono il sollievo che si auspica si può ricorrere a dei farmaci analgesici. Il medico curante, inoltre, può consigliare l’assunzione di antipiretici per abbassare la febbre, che è un altro dei sintomi che possono derivare dalla malattia.
Il vaccino
Per la prevenzione dell’herpes zoster (da cui deriva il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio) si può fare riferimento a Zostavax, vaccino herpes zoster vivo attenuato, necessario anche per la prevenzione della nevralgia post-erpetica. L’uso del vaccino è consigliato, in particolare, per immunizzare le persone con più di 50 anni. Vale la pena di ricordare, poi, che l’herpes zoster può assumere forme differenti: per esempio l’herpes zoster otico o l’herpes zoster oftalmico. Nel primo caso, ci sarà bisogno di rivolgersi a un medico otorinolaringoiatra; nel secondo caso, invece, non si potrà fare a meno di usufruire del consulto specializzato di un medico oculista.
le informazioni riportate non sono consigli medici. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico