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Non facciamoci rubare l’anima!

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<<Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». (Lc 18,20)

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Non rubare. Da dove si può iniziare, per comprendere a fondo questo comandamento, e perché è così rilevante? Rubare significa sottrarre, portare via a qualcuno qualcosa che gli appartiene. In fondo furono la prima donna, Eva, ed il primo uomo Adamo, a rubare la mela dall’albero della conoscenza. Fu vero furto? Non è troppo chiara la risposta, se non in termini antichi e simbolici: il serpente, la tentazione; la donna, la parte femminile dell’essere umano (Uomo e donna Dio li creò); la mela, il proibito.

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Il  termine “rubare” è ben presente in vari passi dell’A.T, e ovunque viene condannato in quanto “grave”. Perché? Bè il popolo ebraico viveva praticamente di pastorizia, greggi, mandrie, e agricoltura, ortaggi, vigneti, uliveti.  Raccolti abbondanti ma perdere pecore o essere depredati del raccolto significava fame. Per cui pene severe erano previste per  i ladri.

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I malvagi spostano i confini, rubano le greggi e le conducono al pascolo (Gb 24,2)

In pratica il furto  contro una persona veniva considerato un danno per  tutta la comunità, o gruppo che fosse. Però il furto veniva tollerato se era per estremo bisogno. Si praticava la carità insomma. Ed oggi?  Vi sono molteplici voci che possono finire sotto l’indicazione “rubare”: fregare,  frodare, sottrarre,  abbindolare, ed altri ancora. La giustizia umana ha i suoi codici e codicilli.  Non tocca a noi giudicare. Però dobbiamo sapere che esistono vari tipi di ladri. Da alcuni ci si può difendere. Altri sono più sottili, più subdoli. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. (Gv 10,10) E’ evidente che il riferimento che Gesù fa a se stesso in contrapposizione  al ladro, porta la riflessione su un piano più elevato di quello materiale. L’azione  del ladro, quella di rubare, è distruttiva: chi subisce un furto perde l’equilibrio, l’armonia del luogo in cui abitava.

Per questo è sconvolgente più l’effetto che non la reale entità del furto. Viene sentita come profanazione della parte più personale dell’individuo, la propria casa.  Il ladro di solito non uccide: ruba nottetempo, cerca di non lasciare tracce. Qui invece Gesù parla di uccidere e distruggere.  Forse si riferisce  anche ad una parte profonda di ciascuno di noi, che è l’anima.  Se si è abbastanza sensibili e svegli, si può percepire che anche l’anima può essere derubata: e si prova   la stessa identica sensazione di perdita, di aver subìto un furto,  sentireche  manca qualcosa. Gesù dice chiaro  che può entrare il ladro e rubare. Quindi la Sua indicazione di lavoro è non solo”non rubare agli altri, ma  non farti derubare dagli altri”: <<Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.>> (Mt 24,43). Quindi per non far entrare il ladro, per non essere derubati, occorre essere svegli. Almeno di fronte a certe tentazioni e situazioni.

Al contrario della morte e distruzione che quel tipo di  ladro porta con sé, l’essere svegli permette che sempre più aumenti la presenza della Vita. Valgono le stesse riflessioni fatte da Gesù alla samaritana al pozzo: <<..a chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna»  (Gv 4,14) La Vita, l’acqua, dati in abbondanza sono il risultato per chi ha praticato i comandamenti . Anche qui, c’è un lavoro da fare, un cammino da percorrere..

Di Giuseppe Valesio, autore del libro “Ricami dell’anima”

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